venerdì 8 maggio 2009

L'amministrazione italiana si lascia attendere sul web.

Sfogliando un numero recente de L'Espresso, mi ha incuriosita l'articolo d'attualità firmato Federico Ferranza: "Naufragio sul web". E' il triste resoconto dell'attuale presenza dell'amministrazione pubblica in rete. Un fiasco, per l'appunto.

Parliamo di siti d'amministrazione centrale e locale, nonchè di quelli di alcune università italiane, i quali si presentano inefficenti ed inutili (non dispondendo di "help" per l'utenza, o mostrando link fasulli o inadempienti).

In realtà tali homepage servirebbero al cittadino per velocizzare ed agevolare certe procedure burocratiche, senza la costrizione di doversi presentare all'ufficio pubblico.

Tuttavia i dati offerti dall'Istat, dichiarano che solamente il 3,2% di questi siti adempiono al proprio dovere.

Inoltre, visitando Italia.gov.it ("portale italiano del cittadino") si scopre come sol 9 comuni sugli 8100 presenti, propongono il servizio di richiesta domiciliare dei certificati anagrafici.

Lo stesso per le homepage delle università: molti atenei non prevedono il pagamento online delle rate universitarie.

Fin qui, tutto questo appare sconcertante: primo, perchè viviamo ormai nell'era elettronica, e secondo, perchè tali siti nascono proprio per agevolere i cittadini. Ma, il fatto che la Cnipa (Centro nazionale per l'informatica nell pubbliche amministrazioni), il 31 dicembre 2007, abbia stanziato fondi per più di 100 progetti di e-government ( governo elettronico) sul territorio nazionale, rende la faccenda ancora più triste!
Questi finanziamenti cadono nel buio, così come l'utente cade dal pero, ogni volta che utilizza la maggior parte di queste pagine, speranzoso di cavarsela con un clik!

venerdì 1 maggio 2009

Faccia da Facebook.

Scrivere a proposito di Facebook, non è una novità: chiunque per via diretta o indiretta è venuto a conoscenza di questo fenomeno.


C'è chi è orgoglioso del proprio profilo fb (scritto così come il nuovo gergo dei veterani del social network vuole), e chi rifiuta categoricamente di farne parte.


O si odia, o si ama; così come tutte le novità al mondo.


Il team di Mark Zuckenberg, principale ideatore del programma, ha stimato che nell'ultimo mese gli account attivi di Facebook hanno raggiunto quota 200 milioni (dati forniti da http://www.facebook.com/press/info.php?timeline): un incremento del 50% rispetto ai dati registrati nell'aprile 2008.


Dimensioni enormi, quindi; numeri che catalizzano una buona parte dell'utenza del web.


Ma quali usi e con quali conseguenze si sviluppa questo coinvolgiemento globale?


La finalià essenziale e primordiale del programma è enunciata dallo stesso Zuckenberg sulla sua pagina personale di fb: .

E questo avviene gratuitamente e per chiunque abbia un'età superiore ai 13 anni ( limite anagrafico non sempre rispettato, in realtà).

Secondo l'autorevole blog TechCrunch, l'85% dell'utenza di facebook arriva dall'ambiente scolastico-universitario, mentre Chris Hughes, il portavoce per Facebook, asserisce che «Le persone passano circa 19 minuti al giorno su Facebook».

Le attività svolte attraverso Facebook sono quindi legate alla comunicazione partecipativa tra un gruppo più o meno numeroso di amici-conoscenti, i quali commentano i propri pensieri, o "status", piuttosto che foto, video o link che vengono ancorati sulla bacheca di ogni singolo utente. Inoltre è possibile aderire a fanclub, trovando così la possibilità di entrare in contatto con altri utenti secondo interessi comuni.

Questo implica una serie di osservazioni relative all'approccio che l'utenza dimostra nei confronti del suddetto social network.

Come riporta un articolo della rivista britannica The Economist (http://www.economist.com/science/displaystory.cfm?story_id=13176775), il numero medio di amici in facebook per utente è 120. L'utenza maschile si mostra meno espansiva di quella femminile, sia per quanto riguarda la comunicazione per messaggi di status o "wall", sia per l'utilizzazione della chat o delle e-mail, . Anche quando l'utente raggiunge un numero di amici ragguardevole ( superiore cioè ai 500), esiste in realtà uno scarto reale tra questo numero e il gruppo ristretto con cui stringe un'effettiva socializzazione: "un uomo invia commenti a 17 amici e si intrattiene in chat o scambia e-mail con 10 di loro; la donna è mediamente un po' più socievole ed invia commenti a 26 amici e chatta o scambia messaggi di posta elettronica con 16 contatti su Facebook"(http://it.wikipedia.org/wiki/Facebook#cite_note-Primates_on_Facebook-11).

Da quanto detto si evince come, nel giro di poco tempo, facebook sia riuscito a suscitare l'attitudine ad un'utilizzazione differenziata all'interno del proprio bacino di utenza.

Ultimamente poi, si sono moltiplicati profili di tipo commerciale, istituiti, cioè, da attività che utilizzano facebook come spazio pubblicitario. In tal caso, l'utilizzazione del network è scevro da qualsiasi intento comunicativo propriamente detto, limitandosi alla recluta di potenziali clienti reali (ad esempio i profili fb di ristoranti o negozi d'abbigliamento).

Al di là di tutto questo, sorge puntualmente il problema della privacy, incalzato dall'allarmante crescita di "fack", o profili rubati e fasulli. Gli scopi di tali account sono molteplici. I più pessimisti suonano il campanello della pedofilia , essendo Facebook il maggior programma su cui attualmente si caricano foto personali, mentre altri, sostengono che i furti di identità avvengano per ulteriori scopi di lucro.

Prevenire la violazione della propria privacy, si può: ricorrendo a modalità di filtraggio d'utenza (come rendere visibile il profilo solo a coloro che hai preventivamente riconosciuto come amico); ma raggirare tali misure di sicurezza è parso molto più semplice del previsto.

In un articolo de Il Corriere della Sera Megazine (http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_novembre_11/magazine_facebook_075505ba-b009-11dd-981c-00144f02aabc.shtml), si conferma il fenomeno del "suicidio di Facebook", ovvero la cancellazione volontaria del profilo da parte dell'utente; forse perchè troppo spaventato da questi allarmismi, oppure perchè seplicemente stanco della propria faccia da facebook! Fatto sta, che tale tendenza, per ora circoscritta alla solautenza americana, sottolinea una sorta di principio di assuefazione da Facebook. Vorrà per caso significare che il social network più in voga al momento, sia già in crisi?