venerdì 1 maggio 2009

Faccia da Facebook.

Scrivere a proposito di Facebook, non è una novità: chiunque per via diretta o indiretta è venuto a conoscenza di questo fenomeno.


C'è chi è orgoglioso del proprio profilo fb (scritto così come il nuovo gergo dei veterani del social network vuole), e chi rifiuta categoricamente di farne parte.


O si odia, o si ama; così come tutte le novità al mondo.


Il team di Mark Zuckenberg, principale ideatore del programma, ha stimato che nell'ultimo mese gli account attivi di Facebook hanno raggiunto quota 200 milioni (dati forniti da http://www.facebook.com/press/info.php?timeline): un incremento del 50% rispetto ai dati registrati nell'aprile 2008.


Dimensioni enormi, quindi; numeri che catalizzano una buona parte dell'utenza del web.


Ma quali usi e con quali conseguenze si sviluppa questo coinvolgiemento globale?


La finalià essenziale e primordiale del programma è enunciata dallo stesso Zuckenberg sulla sua pagina personale di fb: .

E questo avviene gratuitamente e per chiunque abbia un'età superiore ai 13 anni ( limite anagrafico non sempre rispettato, in realtà).

Secondo l'autorevole blog TechCrunch, l'85% dell'utenza di facebook arriva dall'ambiente scolastico-universitario, mentre Chris Hughes, il portavoce per Facebook, asserisce che «Le persone passano circa 19 minuti al giorno su Facebook».

Le attività svolte attraverso Facebook sono quindi legate alla comunicazione partecipativa tra un gruppo più o meno numeroso di amici-conoscenti, i quali commentano i propri pensieri, o "status", piuttosto che foto, video o link che vengono ancorati sulla bacheca di ogni singolo utente. Inoltre è possibile aderire a fanclub, trovando così la possibilità di entrare in contatto con altri utenti secondo interessi comuni.

Questo implica una serie di osservazioni relative all'approccio che l'utenza dimostra nei confronti del suddetto social network.

Come riporta un articolo della rivista britannica The Economist (http://www.economist.com/science/displaystory.cfm?story_id=13176775), il numero medio di amici in facebook per utente è 120. L'utenza maschile si mostra meno espansiva di quella femminile, sia per quanto riguarda la comunicazione per messaggi di status o "wall", sia per l'utilizzazione della chat o delle e-mail, . Anche quando l'utente raggiunge un numero di amici ragguardevole ( superiore cioè ai 500), esiste in realtà uno scarto reale tra questo numero e il gruppo ristretto con cui stringe un'effettiva socializzazione: "un uomo invia commenti a 17 amici e si intrattiene in chat o scambia e-mail con 10 di loro; la donna è mediamente un po' più socievole ed invia commenti a 26 amici e chatta o scambia messaggi di posta elettronica con 16 contatti su Facebook"(http://it.wikipedia.org/wiki/Facebook#cite_note-Primates_on_Facebook-11).

Da quanto detto si evince come, nel giro di poco tempo, facebook sia riuscito a suscitare l'attitudine ad un'utilizzazione differenziata all'interno del proprio bacino di utenza.

Ultimamente poi, si sono moltiplicati profili di tipo commerciale, istituiti, cioè, da attività che utilizzano facebook come spazio pubblicitario. In tal caso, l'utilizzazione del network è scevro da qualsiasi intento comunicativo propriamente detto, limitandosi alla recluta di potenziali clienti reali (ad esempio i profili fb di ristoranti o negozi d'abbigliamento).

Al di là di tutto questo, sorge puntualmente il problema della privacy, incalzato dall'allarmante crescita di "fack", o profili rubati e fasulli. Gli scopi di tali account sono molteplici. I più pessimisti suonano il campanello della pedofilia , essendo Facebook il maggior programma su cui attualmente si caricano foto personali, mentre altri, sostengono che i furti di identità avvengano per ulteriori scopi di lucro.

Prevenire la violazione della propria privacy, si può: ricorrendo a modalità di filtraggio d'utenza (come rendere visibile il profilo solo a coloro che hai preventivamente riconosciuto come amico); ma raggirare tali misure di sicurezza è parso molto più semplice del previsto.

In un articolo de Il Corriere della Sera Megazine (http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_novembre_11/magazine_facebook_075505ba-b009-11dd-981c-00144f02aabc.shtml), si conferma il fenomeno del "suicidio di Facebook", ovvero la cancellazione volontaria del profilo da parte dell'utente; forse perchè troppo spaventato da questi allarmismi, oppure perchè seplicemente stanco della propria faccia da facebook! Fatto sta, che tale tendenza, per ora circoscritta alla solautenza americana, sottolinea una sorta di principio di assuefazione da Facebook. Vorrà per caso significare che il social network più in voga al momento, sia già in crisi?

2 commenti:

  1. Kate, finalmente anche te tra di noi. Benvenuta!

    Allora, Facebook - che fenomeno!
    Diciamo che nonostante tutte le polemiche, in certi casi Facebook può essere una piattaforma davvero utilissima: io ultimamente ci ho vissuto delle storie troppo assurde. Quella più buffa è stata quando ho ritrovato una mia amica italiana che ho conosciuto cinque anni fa in Germania in un ristorante italiano dove lavoravo. Dopo quell'estate non ci siamo mai più riviste, solo ora con Facebook abbiamo ripreso il contatto - e abbiamo scoperto addirittura che viviamo nella stessa città! Che flash - soprattutto per lei che non si immaginava per niente che io vivessi in Italia.

    Comunque...
    Alla tua ultima domanda risponderei con no.
    In Germania esiste un social network molto simile a Facebook (tralasciamo il fatto che Facebook ha sporto una querela contro quel portale tedesco appunto per la somiglianza assai ovvia). Fatto sta che anche lì c'erano tanti dibattiti sulla privacy cui seguiva un'ondata di "suicidi" tra gli utenti.
    Questi suicidi non consistevano però tanto nella cancellazione degli account, ma nel cambiamento dei nomi (infatti, neanche il mio profilo mostra il mio nome anagrafico). Ma gli utenti continuano effettivamente a vivere.
    Quindi penso che Facebook non sia realmente in crisi. Al massimo non gente non sarà più così disponibile a rivelare i dettagli personali.
    Ma se ci sono i nomi veri o meno, non cambia il fatto che la community venga usata. È difficile immaginare che la gente rinunci alle potenzialità offerte da Facebook. Io, almeno, non vorrei.

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  2. Guarda, Facebook ora anche al cinema:

    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=6132&ID_sezione=38&sezione=

    «Divertente e sarcastico "Feisbum" porta per la prima volta al cinema le storie più strane e personali di un pubblico che sempre più vive e condivide velocemente online le proprie esperienze e anche quelle degli altri.»

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